Brano

Le ragazze esitavano, ma era una cosa di cui si parlava così tanto che doveva essere per forza importante. E del resto i loro compagni erano così umili e imploranti. Perché una ragazza non poteva comportarsi come una regina e far dono di sé?

Così esse avevano fatto dono di sé, ciascuna al giovane con il quale aveva avuto le conversazioni più intime e profonde. Tali scambi, tali conversazioni venivano al primo posto: l’amore e i rapporti fisici non erano che una specie di regressione primitiva, in un certo senso una delusione. Dopo, ci si sentiva un po’ meno innamorate del ragazzo e un po’ inclini a odiarlo, come se così facendo avesse violato un’intimità segreta, una libertà interiore. Poiché, ovviamente, per una ragazza la piena dignità e il significato del vivere consistevano nella conquista di un’assoluta, perfetta, pura e nobile libertà. Quale altro senso aveva la vita di una ragazza, se non quello di liberarsi dai vecchi e sordidi rapporti carnali?

E per quanto la si potesse vedere con occhi romantici, quella del sesso era una delle questioni, una delle sottomissioni più antiche e più sordide. I poeti che l’avevano esaltata erano per lo più uomini. Le donne avevano sempre saputo che c’era qualcosa di meglio, di più elevato. E ora lo sapevano più chiaramente che mai. La bella e pura libertà femminile era infinitamente superiore a ogni atto carnale. Il problema era che su questo gli uomini erano terribilmente arretrati: esigevano l’atto sessuale come cani affamati.

E la donna doveva cedere, perché l’uomo era come un bambino capriccioso. La donna doveva dargli ciò che voleva, o lui, come un bambino, si sarebbe stizzito, andandosene in malo modo e rovinando quello che era un rapporto altrimenti gradevole. Ma la donna poteva cedere all’uomo senza per questo rinunciare alla propria libertà interiore.


Critica

Qui lo scrittore si sofferma sul contesto dell’epoca, senza entrare davvero nella vicenda. Non sono mostrate passioni e la delusione è di maniera.